venerdì 14 gennaio 2011

Italia 150° : 3- Giuseppe Garibaldi, l'eroe dei due mondi.

Terzo appuntamento con la rubrica "ITALIA 150" per celebrare il 150° anniversario dell'Unità italiana. Oggi vi proponiamo quella di Giuseppe Garibaldi "Padre della Patria".


Giuseppe Garibaldi ( Nizza 4 luglio 1807 - Isola di Caprera 2 giugno 1882). E' stato un Generale, Patriota e Condottiero Italiano. Noto anche con l'appellativo di "Eroe dei due mondi" per le sue imprese militari in Europa e in America Latina. E' senz'altro la figura più rilevante del Risorgimento Italiano, e il personaggio storico più celebre al mondo. E' considerato con Cavour, Vittorio Emanuele II e Mazzini "Padre della Patria".

Ripercorriamo oggi solo la parte della sua vita legata agli avvenimenti che hanno portato all'unità nazionale.
Negli anni '30 aderisce al movimento mazziniano della "Giovine Italia", nel 1834 partecipa ad un'insurrezione fallita in Piemonte e verrà condannato alla pena di morte iniominiosa in contumacia in quanto nemico della Patria e dello Stato. Fuggiasco, giunge in Brasile alla fine del 1935 lì partecipa attivamente con altri italiani al movimento nazionale e compierà atti di pirateria contro navi austriache e piemontesi e parla più volte in pubblico contro Carlo Alberto di Savoia Re di Sardegna.
In sud America appoggia la Repubblica del Rio Grande del sud opposta all'Impero del Brasile (ma questa è un altra storia...). Nel 1839 incontra Maria de Jesus Ribeiro da Silva passata alla storia come "Anita" già sposata non aveva seguito il marito arruolatosi con le truppe imperiali brasiliane. Nel 1842 con rito religioso Anita (21 anni) e Giuseppe (38 anni) si sposano. Nel 1846 Anita e i tre figli partono per Nizza e vengono affidati alla famiglia di Garibaldi.
Il 23 giugno 1848 Garibaldi giunge a Nizza tornando nel territorio piemontese, partecipò alla prima guerra di indipendenza contro gli austriaci, pesava ancora l'antica condanna e la sua ostilità con Carlo Alberto. Lo stesso anno incontra per la prima volta Mazzini, ma ne rimase deluso anche per le idee diverse. La guerra non andò come sperava e molte volte rischiò di essere catturato e ucciso. Nel 1849 partecipò alla difesa della Repubblica Romana contro i francesi invano e lui stesso venne incolpato della pesante sconfitta.
Rifugiato a San Marino con Anita e i fedelissimi (molti lo avevano abbandonato), il 2 agosto parte da Cesenatico con 13 barche da pesca, ma a 80 km da Venezia una nave austriaca attacca e cattura 8 equipaggi (160 prigionieri condotti a Pola), Garibaldi riesce a fuggire giunti sulla spiaggia saluta i rimasti (fucilati in seguito anch'essi) e tenta di salvare Anita morente per febbre e stress del viaggio in quanto incinta, ma non ci riuscirà, morirà nei pressi di Ravenna.
Il Generale Lamarmora lo trae in arresto ma dopo alcune discussioni con Depretis, Rattazzi ed altri verrà rilasciato. Lasciò l'Italia partendo prima per l'Inghilterra, poi per glli Stati Uniti, in seguito per i paesi asiatici. Il 6 maggio 1854 torna in Italia e pochi mesi dopo comprerà alcuni teereni dell'Isola di Caprera facente parte dell'arcipelago della Maddalena in Sardegna.
Il 4 agosto 1858 prese le distanze ufficialmente dalle idee mazziniane e nel dicembre incontrò Cavour, divenne vicepresidente della Società Nazionale un'associazione a sostegno dell'unità italiana. Il 17 marzo 1859 vennero istituiti, con decreto reale, i Cacciatori delle Alpi e Garibaldi ebbe il grado di Maggiore Generale. La compagnia era composta da 32.000 uomini facente parte dell'esercito sardo. Partecipò dunque alla Seconda guerra di indipendenza e riuscì ad entare nella Lombardia occupando Varese e poi Como. Dopo l'armistizio di Villafranca e la retrocessione di grado Garibaldi dà le dimissioni. Persa Nizza data alla Francia, il 12 aprile 1860 Garibaldi eletto deputato tenne un discorso a tal proposito senza esiti e si dimise.
Con Crispi, Bixio, La Farina, Besana, Finzi e Fabrizi incominciò la raccolta fondi e diarmi per una spedizione, la sera del 5 maggio 1860 venne simulato il furto delle navi "Piemonte" e "Lombardo", Garibaldi prese in possesso il "Piemonte" imbarcando 300 persone e la somma raccolta di 90.000 lire, Bixio del "Lombardo" con 800 uomini. Garibaldi indossò per la prima volta la casacca rossa e con lui 150 uomini (tante erano le divise a disposizione). Si contavano 250 avvocati, 100 medici, 50 ingenieri e una donna Rosalia Montmasson moglie di Crispi. Partirono da Quarto vicino Genova. Cavour con un dispaccio informava di fermare e imbarcazioni se si fossero fermate in un porto sardo. A Talomone si rifornirono di armi ed imbarcarono altri uomini. Sbarcarono a Marsala e le truppe borboniche iniziarono il bombardamento in ritardo in quanto nelle vicinanze c'erano loro navi e aziende inglesi. Garibaldi si proclamò dittatore della Sicilia in nome di Vittorio Emanuele II Re d'Italia. Raggiunta Salemi il 12 maggio 1860 issò la bandiera tricolore sul castello e la proclamò prima capitale d'Italia (solo per un giorno). A Catalafimi la prima battaglia che vede perdite eguali ma la vittoria "dei mille", finse di recarsi a Corleone mentre puntava Palermo ingannado il colonnello borbonico. il 26 maggio entra a Palermo e anche con l'aiuto di una rivolta popolare riuscirà in qualche giorno a comandare l'intera città. A Milazzo un altra battaglia decisiva che vedrà molte perdite tra i garibaldini ma anche la vittoria. il 27 luglio 1860 Garibaldi giunge a Messina conquistando l'intera Sicilia, qui arriva anche una missiva di Vittorio Emanuele II che gli intima di non entrare nel territorio napoletano, ma il Generale rispose negativamente.
Intanto in Sicilia attuò alcune riforme importanti, la suddivisione tra i combattenti dei territori demaniali, sussidi alle famiglie povere e disagiate e la ricerca di appoggio dei ceti dominati siciliani. L'8 agosto fallì il primo tentativo di entrare nella penisola ma il 19 dello stesso mese grazie all'aiuto di alcune imbarcazioni giunte dalla Sardegna sbarca a Melito Porto Salvo vicino Reggio Calabria. Il 23 agosto dopo 2 giorni di una piccola battaglia forti anche di 4.000 uomini i borbonici si arrendono uccidendo anche il loro Generale Briganti. Il 30 agosto ebbero la meglio anche sul Gen.Ghio. Il 2 settembre giugono in Basilicata (prima provincia continentale ad appoggiare Garibaldi nell'insurrezione) e la marcia si concluse il 7 settembre giungendo facilmente a Napoli. Francesco II di Borbone era fuggito 2 giorni prima dalla Capitale e l'intera flotta si era arresa. Il 1° ottobre forti di 28.000 uomini l'esercito borbonico sferra un duro attacco, ma Garibaldi aggirandoli e utilizzando la ferrovia richiamo 3.000 uomini da Caserta. Le perdite furono maggiori per i Garibaldini 1.900 contro i 1.300, ma la battaglia del Volturno vide la vittoria del nizzardo poichè le truppe borboniche erano disorientate senza ordini. Il 21 ottobre 1860 dopo le votazioni cì fu il plebiscito, il 26 ottobre incontrò Vittorio Emanuele II sulla strada di Teano e gli consegnò le terre conquistate (Il Re era giunto nell'intento di fermare l'ulteriore avanzata verso Roma). Accompagnò il sovrano a Napoli e partì per Caprera. Il 18 aprile 1861 giunse a Torino capitale d'Italia nella prima seduta del parlamento e illustrò il suo progetto di restaurare le truppe nel mezzogiorno per bloccare il fenomeno del brigantaggio dovuto alla scomparsa dell'esercito borbonico ed istituire una guardia mobile nazionale dove potevano confluire "i mille" e i volontari tra i 18 e 35 anni. La proposta non venne accolta e nemmeno date le terre ai garibaldini, arrabbiato tornò a Caprera. Il 27 giugno 1862 tornato in Sicilia per un incontro commemorativo della spedizione dei mille trovò a Palermo 3.000 uomini pronti a seguirlo per conquistare Roma che però era protetta da Napoleone III che era anche l'unico alleato del neonato Regno d'Italia.


Il 25 agosto 1862 sbarca in Calabria con 2.000 uomini. Il 29 agosto le truppe garibaldine trovarono contrapposti 3.500 bersaglieri provenienti da Torino, i bersglieri aprirono il fuoco Garibaldi diede ordine di non rispondere ma lo disubbidirono, il Generale per far cessare il fuoco si alzò e venne ferito due volte alla gamba, si contarono 7 morti tra i bersaglieri e 5 tra i garibaldini e numerosi feriti. Garibaldi venne tratto in arresto e rinchiuso nel carcere di Varignano vicino La Spezia.
Il 5 ottobre il Re approvò una amnistia per i rivoltosi, e tornò a Caprera e dopo in Inghilterra.
Nel 1867 ci riprovò partendo da Firenze e sperando in un insurrezione dei romani ma venne nuovamente tratto in arresto e portato ad Alessandria ma 25 deputati protestarono in quanto il Generale era deputato e poteva usufruire dell 'immunità parlamentare, vennè portato dunque a Caprerà e tenuto a vista dai soldati. Riuscì a fuggire presto e sbarcato nei pressi di Firenze guidò i suoi prendendo Monterotondo e il 31 ottobre arrivato alle porte di Roma non trovò la rivolta popolare sperata e ritirò le sue truppe.
Prese alla volta di Tivoli con 4.700 uomini qui si scontrò le truppe pontificie e francesi perdendo nella famosa battaglia di Mentana. Mentre tentava di raggiungere Livorno venne nuovamente arrestato e portato nel carcere di Varignano il 5 novembre 1862, vi rimarrà 20 giorni e tornò dunque a Caprera (l'isola intanto era diventata tutta sua).
Nell'agosto 1868 si dimise da deputato.
Intanto nel 1866 partecipò anche alla terza guerra di Indipendenza sulle alpi.
Partecipò alla Campagna di Francia contro i prussiani e venne anche eletto deputato in Francia ma diede subito le dimissioni, in questo periodo in Italia Cadorna con la breccia di Porta Pia occupa Roma che diventa Capitale.
Malato da tempo nel 1880 sposa la compagna di 14 anni Francesca Armosino da cui ebbe tre figli, dopo un ultimo viaggio lungo l'Italia tornò definitivamente a Caprera, la bronchite peggiorò e il 2 giugno 1882 all'età di 75 anni Garibaldi muore. Per sua volontà testamentaria chiese di essere cremato, ma questa volontà venne disattesa e giace in un sepolcro chiuso a Caprera.
Non c'è città in Italia che vi sia dedicata una piazza, una strada o un monumento a Garibaldi.

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