giovedì 16 dicembre 2010

La Vespa col cavalletto


Anno 1953, Festa Patronale, giardini pubblici.
Giravano dei fotografi ambulanti con una macchina fotografica di legno, che montavano su un treppiede telescopico, pure di legno.
La macchina aveva un panno nero nella parte posteriore che consentiva all'operatore di armeggiare per lo sviluppo e la stampa.

L'otturatore consisteva in un cappuccio di cuoio posto sull'obbiettivo. Lo "scatto" senza click avveniva manualmente: il fotografo afferrava il cappuccio, lo toglieva per il tempo che riteneva giusto in base alle condizioni di luce, e lo riponeva al suo posto sulla lente: roba di 1/30 di sec. o anche meno.

Si poteva avere una sola copia, come le successive Polaroid, diffusasi solo negli anni '60.

I giovincelli in fase di sviluppo corporeo, erano impacciati e goffi. Tuttavia si prestavano a farsi fare una foto istantanea a 100 lire!

Uno di questi ero io, a cavalcioni della Vespa. Il cavalletto dimostra che a 13 anni non avevo la capacità di guidare altro che la bicicletta!

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