giovedì 31 gennaio 2008
lunedì 28 gennaio 2008
domenica 27 gennaio 2008
27 Gennaio. Giorno della Memoria. Per non Dimenticare!
Campo di Concentramento di Manfredonia (ex macello comunale)
MAI PIU'!
Ebbene si,forse pochi lo sanno ma anche a Manfredonia c’è stato un campo di concentramento. Molti ne furono quelli aperti in Italia, eppure i lager nazionali non sono affatto menzionati nei manuali di storia. Se siamo a conoscenza di queste notizie è solo grazie a studiosi della microstoria che per la loro profonda passione verso il nostro territorio perdono giorni e giorni di lavoro per far riaffiorare alcuni eventi della storia recente.
Viviano Iazzetti, paleografo dell'Archivio di Stato di Foggia,ha analizzato questi eventi iniziando la sua ricerca quasi per gioco: «Mi incuriosì - racconta - un fascicolo sul 'campo di concentramento di Manfredonia' presente nel fondo "Commissariato della P.S. di Manfredonia". Avevo intenzione di approfondire la ricerca, ma la rivista doveva andare in stampa. Feci una cosa affrettata. Comunque, di documenti ne raccolsi diversi: dagli Atti che servirono a mettere su il campo di concentramento, fino agli elenchi ed alle schede degli internati, che ho trovato a Roma, all'Archivio Centrale dello Stato ed all'Archivio della Polizia. Feci delle statistiche, elaborando i dati relativi ai movimenti del campo. Riuscii persino a contattare qualcuno degli internati. Poi non ne feci più niente».
Nel 1940 iniziarono le ricerche per luoghi idonei dove ubicare i campi di concentramento. A Manfredonia furono individuate due possibili ubicazioni: 1) Villa Rosa, in località Scaloria, dove c'era posto per 160 persone; 2) il Macello comunale di Manfredonia appena ultimato, che con opportune modifiche, poteva ospitare 300 persone. Fu anche ipotizzato l'utilizzo di un convento di Sannicandro Garganico, di proprietà comunale, che poteva contenere 150-180 internati.
Il campo di concentramento di Manfredonia incominciò a funzionare il 16 giugno del 1940. Fu chiuso nel 1943 quando tornò ad essere il vecchi macello e mantenendo tuttoggi la stessa struttura. Come dice Mazzetti quello di Manfredonia non può essere paragonato ad un lager tedesco ma piuttosto era solo un campo di 'internamento': in tre anni vi passarono 519 persone; non raggiunse mai il limite massimo di capienza, che era di 300 unità.
Viviano Iazzetti, paleografo dell'Archivio di Stato di Foggia,ha analizzato questi eventi iniziando la sua ricerca quasi per gioco: «Mi incuriosì - racconta - un fascicolo sul 'campo di concentramento di Manfredonia' presente nel fondo "Commissariato della P.S. di Manfredonia". Avevo intenzione di approfondire la ricerca, ma la rivista doveva andare in stampa. Feci una cosa affrettata. Comunque, di documenti ne raccolsi diversi: dagli Atti che servirono a mettere su il campo di concentramento, fino agli elenchi ed alle schede degli internati, che ho trovato a Roma, all'Archivio Centrale dello Stato ed all'Archivio della Polizia. Feci delle statistiche, elaborando i dati relativi ai movimenti del campo. Riuscii persino a contattare qualcuno degli internati. Poi non ne feci più niente».
Nel 1940 iniziarono le ricerche per luoghi idonei dove ubicare i campi di concentramento. A Manfredonia furono individuate due possibili ubicazioni: 1) Villa Rosa, in località Scaloria, dove c'era posto per 160 persone; 2) il Macello comunale di Manfredonia appena ultimato, che con opportune modifiche, poteva ospitare 300 persone. Fu anche ipotizzato l'utilizzo di un convento di Sannicandro Garganico, di proprietà comunale, che poteva contenere 150-180 internati.
Il campo di concentramento di Manfredonia incominciò a funzionare il 16 giugno del 1940. Fu chiuso nel 1943 quando tornò ad essere il vecchi macello e mantenendo tuttoggi la stessa struttura. Come dice Mazzetti quello di Manfredonia non può essere paragonato ad un lager tedesco ma piuttosto era solo un campo di 'internamento': in tre anni vi passarono 519 persone; non raggiunse mai il limite massimo di capienza, che era di 300 unità.
Dal giugno 1940 al luglio 1943, vi passarono 519 internati con una presenza media giornaliera di 170 persone. La maggior parte di loro erano etichettati come "italiani pericolosi". Oltre ad oppositori politici, vi erano slavi, persone sospettate di spionaggio e nel 1940 furono rinchiusi anche 31 ebrei apolidi rastrellati a Fiume.
Nel porto di Manfredonia venivano imbarcate gli internati destinati alle Isole Tremiti ove accanto alla colonia confinaria era stato installato un campo di concentramento. La presenza a Tremiti tra internati (oltre duecento persone) e confinati oscillò tra le cinquecento e le seicento unità.
Tutto sommato la vita non era poi tanto “difficile”, l’unica restrizione era che la sera gli chiudevano nei camerini, li “Lucchetavano”; potevano, tuttavia, usare un campo di bocce, coltivare un proprio orto.
In genere gli internati, sussidiati dallo Stato, ricevevano un contributo. Con quei soldi acquistavano degli alimenti che si cucinavano da soli; era possibile una doccia ogni dieci giorni,a turno.
Tra gli internati di Manfredonia compare il nome di Sandro Pertini (futuro Presidente della repubblica).
venerdì 25 gennaio 2008
1929 i due matrimoni.
Cari amici, questa volta vi mando una foto dello studio Umberto Valente scattata nel 1929.
Raffigura, da sinistra, i miei genitori Grazia Clemente e Vincenzo Racioppa; la sposa, cugina di mia madre, è Raffaela Quitadamo (soprannome di famiglia: Capaccjüle) e lo sposo Saverio De Meo.
Foto come questa esistono in TUTTE le famiglie di Manfredonia.
Umberto Valente, un vero artista della fotografia, eseguiva UNA SOLA foto per ogni matrimonio.
Riprendeva in studio, con la macchina fotografica di legno su treppiede, dotata di otturatore a cappuccio azionato manualmente, e sfruttando luce naturale proveniente dal solaio a vetri.
Dopo il 1950 ha iniziato ad usare il flash al magnesio, ma non gli garbava e lo adoperava raramente perché la luce naturale produceva toni più morbidi e ombre meno nette.
Quando qualche famiglia se lo poteva permettere, faceva una anche altre due pose, una per gli sposi soli e una per i compari d'anello.
In questo foto, se fate attenzione, la fotografia è divisibile in due per le due coppie. Quindi dalla stessa lastra, a richiesta, si potevano ottenere anche foto separate per ognuna delle coppie.
E Umberto Valente nonostante il lavoro fosse scarso, ci ha campato lo stesso la famiglia.
Raffigura, da sinistra, i miei genitori Grazia Clemente e Vincenzo Racioppa; la sposa, cugina di mia madre, è Raffaela Quitadamo (soprannome di famiglia: Capaccjüle) e lo sposo Saverio De Meo.
Foto come questa esistono in TUTTE le famiglie di Manfredonia.
Umberto Valente, un vero artista della fotografia, eseguiva UNA SOLA foto per ogni matrimonio.
Riprendeva in studio, con la macchina fotografica di legno su treppiede, dotata di otturatore a cappuccio azionato manualmente, e sfruttando luce naturale proveniente dal solaio a vetri.
Dopo il 1950 ha iniziato ad usare il flash al magnesio, ma non gli garbava e lo adoperava raramente perché la luce naturale produceva toni più morbidi e ombre meno nette.
Quando qualche famiglia se lo poteva permettere, faceva una anche altre due pose, una per gli sposi soli e una per i compari d'anello.
In questo foto, se fate attenzione, la fotografia è divisibile in due per le due coppie. Quindi dalla stessa lastra, a richiesta, si potevano ottenere anche foto separate per ognuna delle coppie.
E Umberto Valente nonostante il lavoro fosse scarso, ci ha campato lo stesso la famiglia.
Ciao!
Tonino Racioppa
lunedì 21 gennaio 2008
Riceviamo e pubblichiamo l'email da Sua Eccellenza Mons.Domenico Umberto D'Ambrosio
Cari amici,grazie per la vostra solidarietà.
A fronte di insulti e calunnie sapere che c'è tanta gente che sa guardare la reale portata di cose e avvenimenti, mi dà fiducia.
Non nascondo che un po' di sofferenza c'è: essere puntati e aggrediti con il grande fratello che è la TV non mi lascia indifferente.
Pazienza! Si va avanti con coerenza e consapevoli delle proprie responsabilità.
Con amicizia.
A fronte di insulti e calunnie sapere che c'è tanta gente che sa guardare la reale portata di cose e avvenimenti, mi dà fiducia.
Non nascondo che un po' di sofferenza c'è: essere puntati e aggrediti con il grande fratello che è la TV non mi lascia indifferente.
Pazienza! Si va avanti con coerenza e consapevoli delle proprie responsabilità.
Con amicizia.
+ Domenico d'Ambrosio
martedì 15 gennaio 2008
Solidarietà all'Arcivescovo
Comunicati stampa
SOLIDARIETA' ALL'ARCIVESCOVO
I FRATI MINORI CAPPUCCINI
I Frati Minori Cappuccini della Provincia religiosa "Sant'Angelo e Padre Pio" manifestano la loro solidarietà e la fraterna vicinanza a S.E. mons. Domenico "Umberto D'Ambrosio, arcivescovo di Manfiedonia-Vieste-San Giovanni Rotondo e delegato della S. Sede per il Santuario e le Opere di Padre Pio, che è stato fatto oggetto di vili e diffamatorie accuse dopo l'annuncio dell'esumazione e ricognizione canonica del corpo di Padre Pio.
Nel ribadire che il loro santo Confratello è stato sempre obbediente alla santa madre Chiesa, i Frati Cappuccini, che condividono pienamente con l'Arcivescovo la decisione della esumazione e della ricognizione canonica del corpo di Padre Pio, invitano gli autentici devoti del Santo ad accogliere con lo spirilo giusto quanto già autorizzato dalla Santa Sede.
San Giovanni Rotondo, 13 gennaio 2008
Il capo ufficio stampa
Stefano Campanella
AZIONE CATTOLICA DIOCESANA
L’Azione Cattolica della diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo mostra incredulità e sdegno e rigetta quanto è stato affermato da un certo avv. Traversi durante la trasmissione televisiva di Rai1-Arena di domenica 13 gennaio 2008 nei confronti del nostro Arcivescovo.
Quanto è stato “vomitato” in quella trasmissione dall’avv. Traversi non solo ha dell’assurdo e del rabbioso, ma lascia anche trapelare una deformata e bassa devozione nei confronti del Santo cappuccino, rivelando atavici sentimenti anticlericali di infima lega… ormai da tempo abbandonati anche dal più inviperito laicista.
Padre Pio ha consumato la sua esistenza a servizio della volontà divina e nella fedeltà sine glossa alla Santa Madre Chiesa e ai suoi diretti Superiori: il Papa, l’Arcivescovo di Manfredonia del tempo e i suoi Superiori religiosi.
“Se è volontà dei miei Superiori chiedo che il mio corpo riposi in un cantuccio di questa terra”. Se si è affidato in vita alla volontà dei suoi Superiori… immaginarsi ora che sta alla presenza dell’Onnipotente…
Al nostro Arcivescovo tutta la solidarietà e la vicinanza, solidarietà e vicinanza quale sensibilità certa di tutta l’Associazione diocesana.
Nel contempo la Presidenza diocesana di AC non può assolutamente credere che un solo Socio dell’AC diocesana non abbia atteggiamenti di condanna verso le parole e i sentimenti espressi dall’avv. Traversi per quanto ha detto.
L’Associazione si impegna in un surplus di preghiera per la persona e il ministero di Monsignor Arcivescovo.
Si ribadisce la strettissima vicinanza a Monsignor Arcivescovo esprimendo contemporaneamente la medesima solidarietà alla famiglia francescana dei Padri Cappuccini della religiosa provincia di “Sant’Angelo e di Padre Pio”.
Manfredonia, 14 gennaio 2008
Prof.ssa Lucia SABATINI, presidente diocesana
Sac. Stefano MAZZONE, assistente unitario diocesano
TUTTO-MANFREDONIA.BLOGSPOT.COM
La Redazione di questo Blog, trova riprovevole quanto detto dall'Avv.Traversi durante la trasmissione televisiva di Rai Uno "Arena" andata in onda domenica 13 gennaio 2008 nei confronti di Sua Eccellenza Domenico Umberto D'Ambrosio, addirittura mettendo in discussione la fede del nostro Arcivescovo.
A Sua Eccellenza va tutta la nostra vicinanza e solidarietà per quanto sta accadendo in questi giorni.
Inoltre la medesima solidarietà la esprimiamo per i Frati Cappuccini della Provincia Religiosa di "Sant'Angelo e di Padre Pio" , confratelli del nostro beneamato San Pio da Pietrelcina.
Manfredonia, 15 gennaio 2008
La Redazione
Marcello Castigliego
mercoledì 2 gennaio 2008
Vocabolario -1
martedì 1 gennaio 2008
Buon 2008 !!!
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