È la fine di gennaio del 1256. Un gran numero di cavalieri attraversa le strade di una città antica, semi-abbandonata, senza più le mura di difesa, circondata da paludi malariche: la città di Siponto.
Eppure qualcuno c’è ancora, gente fiera della propria storia che, tra i ruderi e le zanzare, continua a pescare.
Oggi, invece, si sta a guardare.
E a guardare ci sono anche un pescatore e una figlia: lui, con il viso bruciato dal sole e le rughe profonde, sembra scolpito nel legno; lei, mora e con profondi occhi neri, è una tipica bellezza sipontina.Guardano il principe Manfredi e i suoi cavalieri che sono tornati dalla caccia.
"Non succede mai nulla di buono quando si fermano da queste parti", pensa il padre.
Lei continua a guardare: mentre parla con i suoi il principe Manfredi annuisce, i capelli biondi risaltano sul mantello, con una mano accarezza il suo cavallo bianco e con l’altra indica a oriente.
Poi si rivolge proprio a loro, e a tutti quelli accorsi lì: "Non vivrete più tra queste case diroccate e infestate dalla malaria. Costruirò per voi un’altra città, più in alto, su una collina a un miglio di distanza da qui.
E avrà un buon porto, anzi il migliore che ci sarà da Venezia a Brindisi".
Queste parole hanno tutta l’aria di una promessa... ma il pescatore è scettico, troppi ne ha visti passare e non tornare.Ma la ragazza no, lei ci crede.
Come si può non credere a uno così, bello come un dio, quegli occhi azzurri non possono mentire. Manfredi la manterrà, la promessa, e tornerà.A marzo due strani personaggi vengono ricevuti dal Principe: sono astrologi fatti venire dalla Lombardia e dalla Sicilia.
Manfredi crede ai segni del cielo, e vuole individuare il miglior punto di stella per porre la prima pietra della sua nuova città.
Passa un mese e il 23 Aprile del 1256, nel giorno di San Giorgio, la promessa è mantenuta.Il Principe torna, disegna personalmente il percorso delle mura e squadra le strade della città, avrà la forma di un quadrato e sarà capace di ospitare 3000 famiglie.
I lavori iniziano da levante e più di 700 uomini vi sono coinvolti.La nuova città incorpora il Casale di Siponto, abitato provvisoriamente circa 200 anni prima a seguito della distruzione di Siponto da parte di Guglielmo il Malo.Manfredi torna per tre volte, a seguire l’andamento dell’opera affidata a messer Marino Capece.
"Quando sarà completa, sarà una delle più belle città del mondo".Il principe biondo ordina, poi, di costruire una grandissima campana, i cui tocchi si dovranno sentire a miglia di distanza, per dare l’allarme in caso di assalti nemici.A marzo di due anni dopo Manfredi fa “scasare” Siponto e Civita e ordina agli abitanti di trasferirsi nella città in costruzione."Non succede mai nulla di buono quando si fermano da queste parti" pensa il pescatore, mentre lascia la sua antica città... Gli occhi della ragazza, invece, sono pieni di speranza: casa nuova, aria buona, palazzi maestosi.Nel novembre del 1263 il Re Manfredi consegna ai Sipontini il Datum Orte: il documento sancisce l’abbandono definitivo di Siponto e l’esenzione per dieci anni da ogni tassa per chiunque sceglierà di abitare la nuova città, che sarà governata dallo zio materno del Re, il conte Manfredi Maletta.
Un anno dopo i Sipontini assistono all’inaugurazione del Castello, tra di loro un vecchio pescatore e una donna. A lato della fortezza, su un bassorilievo, sono scolpiti un busto e una scritta: Manfredi Svevo…questo castello e le mura della città di Siponto costruì che volle dal suo nome chiamare MANFREDONIA, era cristiana 1264.Mentre torna a casa il vecchio pescatore borbotta: "E ora che siamo, Sipontini o Manfredoniani?"
Fonti: M. SPINELLI, Memorie storiche dell'antica e moderna Siponto ordinatamente disposte in forma d'annali colle notizie delle convicine regioni e dell'istoria chiesastica e profana, vol. II (Ds. presso la Biblioteca Comunale di Manfredonia)M. SPINELLI, Diurnali (presso la Biblioteca Provinciale di Foggia)SALIMBENE DE ADAM, Cronica (presso la Biblioteca Provinciale di Foggia)